Abruzzo: un diamante che riflette mille luci
La stanchezza che avevamo accumulato per tutto il viaggio verso l’Abruzzo, era come un macigno che gravava sulle nostre teste. L’aria era umida e fredda e fuori dalle vetrate del pullman il buio accompagnava ogni nostro pensiero. Le tragiche immagini dell’Aquila, col suo terremoto, continuavano a vorticarci in testa. Insomma, il nostro viaggio non presagiva nulla di “leggero”. Le persone, sarebbero state accoglienti? Quanti di loro avevano perso qualcosa o qualcuno? Quante macerie avremmo trovato? Con macerie intendevamo sia case che cuori.

Il primo impatto fu devastante: l’Abruzzo era un sorriso accogliente e caldo. L’albergo, “Hotel Castello“, si trova in centro all’Aquila e come al solito, dopo un cocktail di benvenuto, abbiamo deciso di sgattaiolare fuori e vedere la città. Quello che ci si è parato davanti è stato un brulichio di giovani e giovanissimi che occupavano ogni anfratto delle vie e delle piazze. Sotto i portici i ragazzini parlottavano ininterrottamente e ridevano a crepapelle. Il centro sembrava quasi tutto ricostruito e i più anziani avevano uno sguardo gioviale. La città si presentava viva, come poche città visitate prima d’allora.
L’avventura sul Gran Sasso

Il giorno dopo eravamo pronti per affrontare una salita impervia sul Gran Sasso, nel parco nazionale dell’Abruzzo, organizzata dal distretto regionale dell’Abruzzo. Questa montagna incute rispetto, non c’è molto da fare. I paesaggi si avvicendavano uno dietro l’altro. Radure giallo oro si aprivano sotto di noi, prati verde brillanti a sinistra e alberi rosso fuoco a destra. Sulla cima si scorgeva la neve mentre un vento incessante e gelido ci sferzava il viso.
Una volta in alto, tra spuntoni di roccia aguzza e strade a serpente scorgemmo in lontananza il mare di un blu intenso, mentre le nuvole argentee ricoprivano completamente la nostra vetta. In quel momento ci mancò il respiro, troppi colori intensi e la lucida sensazione che un panorama così esiste solo qua e che noi fossimo dei privilegiati.
Una volta scesi a valle incontrammo un gregge di pecore e il suo pastore, desideroso di fare un sacco di selfie con noi, alla faccia del pastore errante e solitario. Questo Abruzzo non faceva che riservare sorprese.

In un rifugio poco distante, ci fermammo per mangiare qualcosa. Tra arrosticini e Montepulciano abbiamo avuto la fortuna di conoscere tante persone che lavorano in questi posti. Le prelibatezze che ci hanno servito sono state tante: le scrippelle ‘mbusse che sono delle crespelle imbevute di brodo, la zuppa di lenticchie e i loro buonissimi affettati e formaggi. Hanno dei salami di fegato molto gustosi. Il vino poi, è superlativo. Non sembrava nemmeno di essere in un rifugio, sembrava di essere a casa tra persone che conosci da sempre, a ridere e a gustarsi tutto il buono della vita.
L’Aquila
Tornati a piedi fino alla macchina, ci prepariamo per la cena. Questa in realtà è un super aperitivo che si svolge in centro all’Aquila, capoluogo d’Abruzzo, al bar “Ju Boss“. Questo è un signor bar, che purtroppo è stato danneggiato dal terremoto ma che non si è perso d’animo. Ci fanno infatti accomodare nell’ala ristrutturata dove sulle pareti si possono ammirare dei cavatappi d’epoca e delle fantastiche bottiglie di vino. La scelta dei vini e delle birre artigianali è immensa così scegliamo di assaggiarli entrambi. La simpatia del proprietario poi e la bontà dei panini che ci offre fa si che questo posto sia inserito nella lista dei locali da visitare assolutamente.
L’atmosfera che si respira è quella di casa, il proprietario è accogliente e ci spiega minuziosamente tutto a proposito di quello che stiamo sorseggiando ma anche della storia del luogo in cui siamo. E’ come fare un tuffo attraverso quei momenti terribili, quando la terra tremò ma restando ben saldi sul terreno, di questa terra forte, fonte di questi antichi sapori e profumi. In questo luogo capiamo quanto queste persone siano caparbie e quanto questa terra così ricca non sia possibile da mettere in ginocchio, nemmeno dalla forza prorompente di un terremoto. Le risate dei commensali, gli sguardi gioviali, il sapore forte del vino, tutto urla vita. L’Abruzzo urla vita.
La Rocca di Calascio

Il giorno dopo ripartiamo per visitare il borgo di Calascio e la sua Rocca. Appena arriviamo sembra di entrare in un altro mondo. Questa fiaba cavalleresca si apre con dei vicoletti stretti ricoperti di rocce tutte unite a formare quelle che sembrano delle pareti medievali. Negli incroci tra le vie ci sono queste piccole piazzette con per terra sdraiati dei cagnoni, i pastori abruzzesi, palle di pelo morbidissime e giganti che aspettano solo le distratte coccole dei passanti. Alte cinta murarie si ergono davanti a noi inglobando porte ferrate. Quasi che un cavaliere con la sua bella armatura scintillante potesse uscirne e farci un inchino. Intanto alcuni vecchietti, passeggiando tra le viuzze, lasciano il cibo a gatti randagi e ci mandano gentile sorrisi. Come sono accoglienti in questo posto le persone. Incredibile.
Dopo una salita tra alcuni arbusti e vegetazione varia, varia perchè non riconosciamo nemmeno un albero, ahinoi, superiamo una chiesetta e sopra essa finalmente torreggia la Rocca di Calascio. La nebbia la avvolge completamente. L’atmosfera è quasi spettrale e tra mura e scalini in pietra saliamo fino a raggiungere le feritoie e il grande ponte. Dall’alto tutto il borghetto sembra incantato e la Rocca trasmette un senso di imponenza e leggenda. Ora capiamo perchè qui siano stati girati moltissimi film.
Campo Imperatore
Dopo di che si va a vedere Campo Imperatore. Appena si arriva nelle vicinanze di questa valle si vedono le grandi distese arancioni tibetane. La vallata con l’erba tagliata, i fiumi che si intrecciano e come sfondo la montagna…il Tibet no? Solo che siamo ancora in Abruzzo, com’è possibile? In effetti questa zona è chiamata piccolo Tibet, perfetta per ambientazioni scenografiche, senza i costi di viaggiare fino al Tibet.
Non facciamo in tempo ad abituarci a questa stato mentale che si para davanti a noi una foresta americana. Il Wyoming in tutta la sua rigogliosità. Foreste di alberi alti e possenti, lunghe praterie verdi, non più un sasso o una montagna. Da un momento all’altro ci aspettiamo che una mandria di bufali attraversi la radura e che un branco di cavalli selvaggi ci tagli la strada, galoppando verso l’orizzonte.

Com’è possibile che il paesaggio sia cambiato in così poco tempo? Cosa ci fa una strada larga e asfaltata in mezzo al nulla? Questa è Campo Imperatore, la terra delle meraviglie. In un attimo il paesaggio muta e noi non sappiamo più dove siamo, possiamo solo cercare di immortalare questi scenari. A fissarli nella mente ci hanno già pensato numerosi film, anche se non sapevamo fossero girati proprio qui, nel cangiante Abruzzo.
L’Aquila, again
E’ ora di pranzare in uno dei ristoranti più buoni di queste parti. All’agriturismo “Terre di Solina” viene prodotto quasi tutto da loro e il loro olio, assaggiato rigorosamente sul pane, è di una bontà strepitosa. E’ torbido al punto giusto e frizzante. Le specialità puntano tutto sulla qualità dei ingredienti, estremamente genuini. I profumi delle erbe aromatiche pervadono tutto l’ambiente. Il brasato di manzo al Montepulciano è magico, si sentono proprio tutti i profumi e il gusto conquista il palato subitaneamente ma persistendo a lungo dopo averlo gustato. Dall’antipasto al dolce tutto è buonissimo. Possiamo andarcene soddisfatti e certi che ritorneremo.
Il pub in cui la sera ci fermiamo a fare un veloce aperitivo è un pub irlandese. E’ davvero pieno e sono tutti in fermento per la partita di rugby femminile che si è appena conclusa. L’Aquila non ha di sicuro perso la sua voglia di esserci, internazionalmente parlando, e questo pub lo dimostra. La birra è ottima e il chiacchiericcio diffuso insieme alla gentilezza dello staff ci fa tornare indietro nel tempo quando noi due sorseggiavamo una Kilkenny e una Guinness nel nostro pub irlandese preferito. Viaggiare fa viaggiare, quanto ci piace questa sensazione. A voi capita?
Come ultimo giorno, decidiamo di farci un giretto nella città, per scoprire nuovi aspetti del capoluogo dell’Abruzzo. Scopriamo la bellissima chiesa, che ospita un organo tutto dorato e blu, spettacolare. Inoltre è presente la fontana dei 99, chiamata così in onore di tutti i borghi unitisi per formare L’Aquila. Qui vicino si trova il museo che ha al suo interno opere stupende. Queste sono state spostate dopo che il terremoto aveva distrutto i precedenti musei, in modo da non disperdere i loro tesori in giro per l’Italia. Al suo interno troviamo statue, quadri e bassorilievi religiosi. Meravigliosi quadri caravaggeschi e antichi libri.
La sera, per concludere il tour, siamo invitati ad una serata al ristorante “Le origini” presso l’ hotel “99 cannelle” all’ Aquila, in cui scoprire il folklore abruzzese. Mentre guardiamo un’anziana signora che fa gli spaghetti alla chitarra a mano, delle danzatrici iniziano a ballare il salterello. Questa è un’antica danza, simile alla taranta pugliese. Puglia e Abruzzo sono legate dalla transumanza, patrimonio mondiale dell’Unesco, antica via di passaggio delle greggi e dei sui pastori.
Un altro maestro poi, che lavora per il caseificio e gelateria “Da Carolina a Gina“, produce la mozzarella sul momento e la fa assaggiare a tutti gli ospiti, mai mangiata una migliore. Va bene, siamo sinceri, ne abbiamo mangiata più di una, ma siamo sicuri che voi avreste fatto lo stesso! Tra l’altro, questa gelateria, ha anche vinto il premio col suo pistacchio, di gusto più buono del Mondo.

A questo punto la cena può iniziare, accompagnata dalle musiche e dalla danza abruzzese in un tripudio di allegria, gusti e suoni che solo una regione così ricca può donare. Il tutto accompagnato dalle spiegazioni di chi li ci vive ed è riuscito a superare tutto. La consapevolezza e la tenacia nei loro occhi ci hanno fatto capire che è stato grazie al loro coraggio e al loro cuore se è stato possibile andare avanti. Il calore di quella serata ci ha insegnato tanto, quelle persone ci hanno trasmesso tanto. Disposte ad aprire la loro casa, a dividere con noi il cibo, le storie, le loro tradizioni senza mai perdersi, sembravano accoglienti ma fermi, proprio come le loro montagne.
Alla fine di tutto ciò. abbiamo salutato gli albergatori, che ci hanno ringraziato di aver portato li tutta quella gioia. Peccato che l’avessero provocata loro e noi non ne avessimo alcun merito.
In due parole, Primo Levi espresse meravigliosamente la nostra impressione su questa terra, impressione che abbiamo provato a trasmettervi:
“Abruzzo forte e gentile”